Ammonire è ri-COR-dare con forza

I Verbi del Cuore

Ammonire


'Ammonire i peccatori' è espressione relativamente chiara. Da una parte c'è una puntuale concezione di che cosa sia 'peccato'; dall'altra c'è un forte invito ad ammonire, inteso come “ri-COR-dare con forza”, “richiamare” o “correggere con determinazione”.
Oggi, però, le cose sembrano un po' confuse: la coscienza del peccato è molto meno nitida di ieri; il quadro di riferimento per l'agire “moralmente corretto” è mutato in questi ultimi decenni.
Sul piano del comportamento personale molti confini sono saltati e, di fatto, è mutato (per non dire stravolto) il senso di che cosa si possa fare e cosa no. Sul piano dell'agire comunitario e sociale il punto di riferimento dell'agire è diventato l'“io”, non il “noi”.
Tutto si può fare se porta vantaggio all'interessato e nulla deve essere realizzato se disturba il privato 'quieto vivere'. Anzi, molte azioni sono così diffuse che il loro trasgredire diventa persino norma di comportamento. Siamo stati segnati e investiti da una “eclissi di legalità” - come l'hanno definita trenta anni orsono i vescovi italiani - da cui non siamo ancora usciti.
Ricordare con forza questa verità (è il senso di 'ammonire') è la più fondamentale delle opere a cui tutti siamo chiamati.
Concretamente ci è chiesto di aiutare chi vive con noi a capire che il peccato non è tanto una trasgressione nei confronti di un codice di comportamento o di una legge, ma piuttosto una ferita inferta alla dignità altrui e anche nostra.
Connettere la miseri-COR-dia con la giustizia e la solidarietà è di vitale importanza! Lo 'sguardo d'amore verso i miseri' (questo vuol dire 'misericordia') non può ridursi a... commiserare.
Deve muovere il corpo e le coscienze, e spingere a cambiare stile di vita, ma anche regole, condotte sociali, abitudini, leggi.
Ammonire vuol dire ricordare con forza che se le leggi non tutelano il debole, vanno cambiate. E che non ci sono i “nostri” e gli “altri”, ma ci sono solo persone bisognose che vanno accolte e sostenute se non sanno provvedere da sole alle proprie necessità.
Mai come oggi ci è chiesto di andare oltre gli stereotipi, i pregiudizi, le superficialità.
Questa, dunque, è una modalità molto concreta di non giudicare, di sentirci corresponsabili gli uni degli altri e di mantenere viva e aperta la porta della speranza a chi è in difficoltà e rischia - se lasciato solo - di sbagliare.
Forse, per imparare ad ammonire i peccatori, dobbiamo fare esperienza del Dio misericordioso, che guarda alle nostre fragilità non con il metro severo del giudizio e della condanna, ma con l'affetto comprensivo e buono di chi accoglie, di chi comprende e di chi perdona.
 

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